Il Coaching nel contesto italiano

Intervista doppia a Barbara Bertolucci e ad Adele Eberle Il 9 e 10 aprile 2015 si è svolta a Milano, nella cornice dell’auditorium Assolombarda, la XII Conferenza Nazionali del Chapter italiano dell’International Coach Federation. Nel corso dell’evento sono stati presentati i risultati di una ricerca condotta in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Il progetto di ricerca, le aree da indagare e la formulazione degli item sono state frutto di un lungo lavoro di coordinamento tra il gruppo di ricerca appositamente costituito da ICF (Team Leader Giovanna Giuffredi, PCC – Professional Certified Coach e attuale Presidente eletto ICF-Italia, Barbara Bertolucci ACC-Associate Certified Coach ICF, nel ruolo di Coordinatrice di un team di coach ICF ) e l’Università di Milano- Bicocca, grazie al lavoro di collegamento di Adele Eberle, ACC-Associate Certified Coach ICF e membro del team di ricerca condotta dalla Prof.ssa M. Elena Magrin, Professore Associato di Psicologia Sociale del Dipartimento di Psicologia dell’Università Bicocca. Alla fase preliminare hanno collaborato Silvio Bartolomei – PCC, Graziella Marceddu – PCC, Anna Maria Mariani – PCC, Adriano Pettenon – PCC, Eleonora Rambaldi- ACC, Monica Vitamore – PCC. Abbiamo intervistato Barbara Bertolucci e Adele Eberle per conoscere meglio il loro lavoro. Barbaraè un Coach e anche HR Director, con una significativa esperienza in organizzazioni complesse, di settori merceologici diversificati e con articolazione internazionale. Ha piena familiarità con i ruoli da HR business partner, giocati in contesti multiculturali. Background legale con approfondita pratica delle relazioni industriali, gestione di ristrutturazioni, fasi di riallineamento organizzativo e crescita. Adeleè un Coach e anche Consulente di Formazione e Sviluppo delle Risorse Umane, esperta di processi di onboarding, transitional e change management, ha maturato una decennale esperienza in progettazione, realizzazione e gestione di interventi di formazione e sviluppo delle risorse umane, con un particolare interesse per i processi di talent e performance management. La parola Coaching viene usata sempre più spesso e in diversi contesti: qual è la cornice di riferimento in cui vi muovete? Barbara Bertolucci.Secondo la definizione di ICF “il coaching professionale è un rapporto di partnership che si stabilisce tra coach e cliente con lo scopo di aiutare quest’ultimo ad ottenere risultati ottimali in ambito sia lavorativo che personale. Grazie all’attività svolta dal coach, i clienti sono in grado di apprendere ed elaborare le tecniche e le strategie di azione che permetteranno loro di migliorare sia le performance che la qualità della propria vita. L’attività di coaching accelera la crescita dell’individuo in quanto grazie ad essa ognuno giunge a focalizzare in maniera più efficace e consapevole gli obiettivi da raggiungere e le conseguenti scelte da porre in atto. Nel coaching si osserva ‘dove si trova il cliente oggi’, quale sia cioè la situazione attuale di partenza, e si definisce, in comune accordo, ciò che egli è disposto a fare per raggiungere ‘la meta in cui vorrebbe trovarsi domani”. Il coaching ha avuto di recente un riconoscimento legislativo con la legge 14 gennaio 2013 n°4 riferita a tutte le professioni che svolgono attività rilevanti in ambito economico consistenti nelle prestazioni di servizi o di opere di tipo prevalentemente intellettuale, che richiede il rispetto da parte del professionista di alcuni obblighi informativi nei confronti della clientela e viene riconosciuto un ruolo di garanzia alle associazioni professionali di categoria che, ai sensi dell’art. 2 comma 3 della legge n° 4/2013, promuovono “la formazione permanente dei propri iscritti, adottano un codice di condotta ai sensi dell’art. 27-bis del codice del consumo di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005 n.206, vigilano sulla condotta professionale degli associati e stabiliscono le sanzioni disciplinari da irrogare agli associati per le violazioni del medesimo codice”. Parallelamente, ICF si è proposta di proseguire nell’attività di ricerca iniziata negli Stati Uniti con l’obiettivo di giungere a identificare il profilo professionale dei coach, allo scopo anche di fornire una fotografia attuale sulla diffusione del coaching in Italia. A tal proposito, Enrico Illuminati – PCC, Presidente eletto ICF 2013, ha valutato l’opportunità di avvalersi del supporto scientifico del Dipartimento di Psicologia dell’ l’Università di Milano Bicocca. Qual è il profilo dei Coach Professionisti dell’International Coach Federation? Adele Eberle.Dai dati è risultato come in Italia i Coach Professionisti ICF abbiano un’elevata istruzione e un background culturale-formativo eterogeneo. L’80% dei rispondenti possiede un alto livello di istruzione (laurea, master). Il background culturale- formativo appare molto eterogeneo: la formazione dei coach è soprattutto legata all’economia, alla giurisprudenza, all’ingegneria, alle scienze politiche, alla psicologia e alla filosofia. Tra i master emergono invece quelli riguardanti la gestione delle risorse umane, business administration e sviluppo manageriale (47%) e master specifici in coaching e counseling (27%). Questo sebbene il 77,54% dei Coach Professionisti abbia un’età compresa tra i 36 e i 55 anni, con una netta maggioranza di donne (89,5%). Per quanto riguarda la formazione specifica in coaching, l’86% dichiara di aver seguito un corso di formazione di durata superiore alle 60 ore, requisito minimo richiesto da ICF. Il 5% dei Coach Intervistati ha conseguito un Master universitario in coaching in Italia o all’estero. Cosa distingue un Coach Professionista dell’International Coach Federation? Barbara Bertolucci.I coach professionisti associati e certificati da ICF, riconoscono, accettano e si impegnano a rispettare il Codice Etico ICF e a mettere in atto gli standard ICF con coloro verso cui agisce come coach.” (Fonte: www.icf-italia.org). Il sistema di certificazione di ICF prevede diversi livelli di accreditamento in base alle ore di formazione, alle ore di esperienza di coaching e al numero di clienti: il 56,16% possiede un accreditamento Associate Certified Coach (ACC – almeno 60 ore di formazione specifica, 100 ore di coaching e 8 clienti); il 21,43% possiede la credenziale Professional Certified Coach (PCC – almeno 125 ore di formazione, 750 ore di coaching e 25 clienti), solo l’1% possiede il livello di accreditamento più elevato, il Master Certified Coach (MCC – almeno 200 ore di formazione, un’esperienza minima di 2500 ore di coaching e 35 clienti). Il 19% risulta invece non ancora accreditato. Come lavorano i Coach Professionisti di ICF in Italia? Adele Eberle.L’81,6 % dei Coach ICF non svolge la professione in modo esclusivo. Per il 77,5% si tratta di coach professionisti, lavoratori autonomi o liberi professionisti, il 16,33% è un dipendente ( Responsabile Hr o Manager in genere) che applica le tecniche di coaching nel proprio ruolo. Sempre più spesso infatti Professionisti e Aziende decidono di investire nello sviluppo di competenze di Coaching per migliorare le proprie prestazioni. Tra le altre professioni più citate vi è quella di “consulente” tra cui hr consultant, consulente di outplacement, consulente aziendale, di carriera, manageriale e nell’area sviluppo e organizzazione, formatori e facilitatori. Sembra pertanto confermato che diventare Coach Professionisti o acquisire competenze di Coaching applicabili nel proprio ruolo sia un investimento fondamentale per chiunque voglia ottenere risultati di successo. Non a caso il 95% delle aziende della lista Fortune 500 ha una community di Coach interna a sostegno dello sviluppo della propria performance. Chi sono e cosa chiedono i clienti dei Coach Professionisti di ICF Italia? Barbara Bertolucci.Per quanto riguarda le richieste dei clienti, il 92% dei rispondenti dichiara di aver svolto percorsi business/corporate nell’arco dell’anno 2013: i clienti sono soprattutto middle manager (circa il 34%) ed executive (27%) e a seguire, liberi professionisti, imprenditori e impiegati con una prevalenza di clienti di genere maschile. Gli obiettivi prevalentemente perseguiti nel percorso di coaching sono: lo “sviluppo di competenze” (es. leadership, ascolto, comunicazione, public speaking etc.) , lo “sviluppo del potenziale/talento”, “lo sviluppo della performance”: questo risultato può essere messo in relazione allo scenario sempre più complesso e alle sfide con cui il middle e l’executive management è chiamato a confrontarsi, che richiedono livelli sempre più alti di competenze di tipo trasversale e performance sempre più competitive. La durata di un percorso di business coaching varia dai 3 ai 6 mesi con un numero medio da 4 a 8 sessioni. Inoltre la distanza media tra sessioni è di 2-4 settimane. Quale immagine risulta da questa indagine dei Coach Professionisti ICF Italia? Adele Eberle.La fotografia resa da questa indagine ci mostra l’immagine di una professione giovane, ad elevato contenuto formativo, che si sta affermando sempre più come strumento utile al raggiungimento degli obiettivi aziendali, manageriali e a supporto della complessità delle richieste del ruolo.|||
I commenti sono chiusi.