Coaching nella savana

Ci sono tante direzioni che può prendere una freccia e con l’aiuto del coach Rafiki, Simba troverà la sua Il sole era alto nella savana e splendeva sopra le acacie e i prati, mentre gli insetti infastidivano le antilopi che pascolavano non lontano dal fiume pieno di ippopotami. Simba, il cucciolo di leone, si aggirava sconsolato nell’erba alta quando, ad un certo punto incontrò Zazu, il Bucero beccogiallo che accompagnava da sempre la sua famiglia nei loro spostamenti e decisero insieme di andare a bere qualcosa giù al fiume. Era da un po’ che non si vedevano, da quando Zazu aveva dovuto volare in missione lontano sulle montagne per conto di Mufasa, il re leone, padre di Simba. Come stai, vecchio mio? chiese Zazu. Sono sconsolato amico mio, non riesco neanche più a dormire di notte gli rispose Simba, se vado avanti cosi’ mi verrà senz’altro un esaurimento nervoso… Cosa ti sta succedendo di tanto grave, ragazzo? Mio padre dice che è arrivato il momento di assumermi le mie responsabilità; devo prepararmi a prendere il suo posto nella savana ma non mi sento per niente pronto.. erano altri tempi quando lo ha fatto lui, ora è il mondo è cambiato e io non sarò sicuramente all’altezza.. Parlarono a lungo e Zazu lo ascoltò attentamente. Poi, ad un tratto, Zazu guardò il cielo e, scrutando la posizione del sole, si rese conto che dovevano essere quasi le quattro del pomeriggio. Erano stati insieme a parlare per ben tre ore! E in tutto quel tempo non era riuscito a sollevare neanche un po’ l’umore di Simba: consigli, suggerimenti e persino qualche tecnica di psicoterapia che aveva imparato dal nonno Suricato Timòn… niente! Dov’era finita l’ironia dell’amico, i discorsi spensierati e le risate che coloravano i suoi discorsi da ragazzo? A quel punto gli venne un’idea. Aveva sentito che tra le rocce che da Nord riparano la Savana dai venti della sera viveva un tizio che aveva la fama di far tornare il sorriso agli animali: in giro si diceva che era un tipo un po’ strano, ma chi usciva dalla sua tana aveva un’espressione diversa, quasi sognante. Così decise di proporre a Simba di andare a fargli visita. Ragazzo mio, io non riesco proprio ad aiutarti, ma possiamo chiedere a Rafiki il Mandrillo che vive tra le rocce a Nord della savana. Cerca di essere più propositivo, però, altrimenti qui ci vuole un miracolo per farti tornare come prima! Simba accettò, dopotutto non aveva nulla da perdere. Tanto, peggio di così, pensò e segui le indicazioni per arrivare da questo… fattucchiere, mago, stregone? Mah, chiunque fosse, la speranza era quella di spogliarsi di tutte quelle angosce! Entrò in una specie di caverna buia e tetra. Sentiva rimbombare tutto, ad ogni singola zampata; ad un certo punto, in fondo, intravide una luce fioca: c’era una stanzetta laggiù, piccola ma molto accogliente e lì, seduto tra candele profumate e luci soffuse, era seduto un vecchio Mandrillo occhialuto. Sembrava un intellettuale e aveva un’aria molto gioviale. Al suo arrivo si alzo’ subito e, con fare cordiale, gli tese la zampa. Poi si fece raccontare per quale motivo fosse andato da lui e a quel punto gli spiegò in modo rassicurante quello che avrebbero fatto. Rafiki mise tutto per iscritto e controfirmarono anche il numero degli incontri. Questa prima prestazione sarebbe stata gratuita. Simba pensò che doveva trattarsi di una cosa seria e considerò con molto favore anche l’anticipazione che tutto sarebbe stato tenuto riservato: aveva una reputazione da difendere, là fuori. Immaginate se avessero scoperto che Lui, il futuro re della savana, era andato a confidare le sue paure a quel vecchio Mandrillo? Non sapeva ancora come definire altrimenti quel vecchio animale nel quale aveva riposto tutte le sue speranze. Bando alle ciance, disse il saggio animale aprendo un grosso e sgualcito taccuino e chiedendo a Simba il permesso di scrivere qualche nota. Scrisse: “voglio liberarmi della paura di crescere e capire chi voglio diventare da grande”. Il felino fu lusingato da quei modi riguardosi ed annuì cercando di allungare l’occhio su quelle parole. L’altro si scusò ed usci un attimo dalla caverna; rientrando disse: sono andato a vedere che ore sono, abbiamo tempo fino al tramonto. Poi gli chiese: qual è l’argomento di cui vuoi parlare con me oggi? Simba rispose perplesso: Non saprei, non so neanche chi sono in questo momento, o meglio so quello che sono ora, ma non so chi sarò tra un po’ e se sarò mai felice nel diventare quello che tutti si aspettano da me. Devo ragionare, capire qual è la mia direzione. Di solito come fai a capire? Vado al fiume, il rumore dell’acqua e il fruscio delle foglie mi aiutano a concentrarmi. Lì mi sento in pace con me stesso, con la criniera al vento. Forza allora, andiamo al fiume, tanto è qui dietro! I due arrivarono in men che non si dica ad un magnifico fiume. Il Mandrillo quindi prese nuovamente la parola. Dicevi che devi ragionare, capire: per dire che questo ragionamento sarà stato utile quando saremo andati via da qui che caratteristiche dovrà avere? Deve avere dei punti chiari Sì, devo avere in testa un elenco che mi aiuti a fare chiarezza. Per esempio l’elenco di tutti i motivi per cui dovrei diventare il re della savana e l’elenco di quelli per cui dovrei occuparmi di altro. Mi aiuterebbe a capire dove sono e dove voglio arrivare. Quindi vuoi un elenco per capire dove ti trovi e dove vuoi andare, giusto? Esatto Se dovessi descrivere dove sei ora? Simba rimase un attimo in silenzio poi rispose: mah, non è facile, mi hanno detto di essere propositivo con te, ma come si fa?!? Una descrizione del mio stato? Mi sembra tutto un fallimento… sì, sono un fallito, questa è la verità!! Uno cosi’ non riuscirà mai a diventare qualcuno nella vita! Sono in una fase di stallo, in una specie di pantano melmoso… Per questo sto fermo: mi sembra di essere una freccia; l’arco sta cercando di lanciarla in una certa direzione, quella che vuole lui. La freccia, però, vede altre di possibili direzioni e non ce la fa proprio a lasciarsi andare. Da un lato vorrebbe essere come l’arco, quello che spinge così irrevocabilmente deciso e però rimane sempre saldo. L’arco è mio padre… che sa sempre dove deve andare; ed io… quella freccia, che vorrebbe essere altrettanto salda, come l’arco, ma questo accadrà solo quando sarà arrivata alla SUA destinazione, quella in cui si sentirà a casa. Non è detto pero’ che questa destinazione sia quella voluta dall’arco. Rafiki chinò gli occhi. Sembrò concentrarsi per qualche istante. Quando hai detto SUA destinazione ti brillavano gli occhi. Cosa accadrà quando la freccia troverà la sua casa? Simba stette qualche istante in silenzio. Quindi sorrise. Non sarà più un oggetto freddo e appuntito, tornerà ad essere un leone fiero, che può andare in giro a testa alta, orgoglioso della sua criniera, senza più nascondersi. Avrà probabilmente la stessa espressione che hai visto poco fa nei miei occhi. Nel frattempo i due animali si erano incamminati e, senza quasi accorgersi, erano tornati nuovamente a casa del mandrillo. Rafiki annuì, forse sorrise, ma nella semioscurità della caverna riuscì a celare il suo sorriso. Dunque la stessa espressione…e gli altri animali come riconosceranno questa espressione? Chiese Rafiki. Simba alzò gli occhi, diritto nell’oscurità verso Rafiki. La sua voce sembrò risuonare come un ruggito tra le rocce. Tornerò a guardarli negli occhi, non distoglierò piu’ lo sguardo e tornerò a sorridere spensierato. Prima hai parlato di altre direzioni che la freccia vede. Quali sono queste direzioni? Una è quella in cui l’arco non vede più la freccia. Si’, scappare, scappare lontano da qui.. E quali sarebbero i vantaggi? Avrò la mia libertà e quando mi specchierò giù nelle acque quiete all’ansa del fiume, non dovrò più cercare un altro me, quello che gli altri vogliono che io diventi. Quali potrebbero essere i lati negativi di questa scelta? Simba per qualche istante sembrò meditare la risposta, ma poi scoprì che non gli era difficile. Procacciarmi da mangiare sarebbe un problema e poi mi mancherebbero tante cose. Vedi, noi leoni siamo animali sociali: non so se riuscirei a stare lontano dalla foresta.. e da Nala (la sua espressione si intristì improvvisamente). Ci siamo giurati eterno amore e una vita allietata da tanti cuccioli. Nala non verrebbe mai via con me e mi giudicherebbe un perdente. Ci sono altre destinazioni? Un’alternativa è quella di stare qui e lasciare che sia mio zio Scar a diventare re. Lo desidera tanto, forse odia mio padre perché mio padre è più forte di lui. Ecco, se lasciassi tutto a Scar ancora una volta ne uscirei perdente. Sì, è vero, non dovrei più battermi con gli altri leoni per vedere riconosciuto il mio ruolo di re, nessuno mi prenderà mai in considerazione sfidandomi, vivrò sonni tranquilli. Ma vivrò nell’ombra. Cosa penserebbe di me Nala? Sarei un fallito! Ti viene in mente qualcos’altro a favore o contro questa possibilità? Il mandrillo continuava a provocarlo con domande argute. Simba si sentì come stretto in una morsa, quella tipica dei pensieri che affiorano e che, quando sei solo, ricacci dentro. Farli uscire allo scoperto era faticoso. Non sentiva neanche più il fruscio del vento che si infilava nella grotta, ad annunciare che presto il sole sarebbe tramontato e sarebbe giunta la sera. In quel momento ebbe l’impressione di essere solo, in silenzio: gli unici rumori erano quelli dei pensieri che uscivano da quel groviglio intricato che non si era mai preso la briga di sbrogliare. No. In effetti quelle che ho detto non sono grandi idee… sussurrò, e il suo ruggito si era fatto quasi un miagolio. Hai altre idee? Chiese Rafiki. Mah, pensandoci un’altra possibilità ci sarebbe… la direzione è quella voluta dall’arco, ma in un certo senso è anche quella a cui vorrebbe tendere anche la stessa freccia, che pero’ arriverà lì a modo suo: dove sta scritto che devo diventare come mio padre? Lui è diverso da me ed io potrò diventare un re, ma rimanendo me stesso!! Di chi si è innamorata Nala? Di mio padre? No! E poi sono tanti gli animali che tifano per me anche se non sono orgoglioso come lui. E chi dice che per essere autorevole si debba essere necessariamente così? A pensarci bene lui non è apprezzato ma è ascoltato perché lo temono. Forse posso farcela anche io, con il mio stile, più conciliante.. e forse posso fare anche di meglio! Il mandrillo si sporse nella penombra: il sole che era oramai basso sull’orizzonte stava ora penetrando nel cuore della grotta. Stai sorridendo, disse. È vero, rispose Simba, sorrido perché ho capito che si può fare la stessa cosa in modo diverso, senza necessariamente cambiare. Sorrido perché lo stile di mio padre non è lo stile vincente. E finalmente sorrido perché sento che mi sto facendo forza. Ti stai facendo forza? Chiese Rafiki sornione. Sì, è quella che mi mancava, la forza di andare da mio padre e spiegargli che mi deve lasciare andare davvero. Gli dirò che gli vorrò sempre bene, ma che quando scenderò di nuovo all’ansa del fiume dove le acque si riposano, io d’ora in poi non voglio più vedere il suo volto, ma il mio. Se mi vuole lasciare andare sul serio deve capire che le sue idee possono non essere le mie e deve accettare che siamo due animali diversi. Hai presente la poesia di Gibran? I vostri figli non sono figli vostri… sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita. Nascono per mezzo di voi, ma non da voi. Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono. Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee. Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell’avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni. Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri. Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti…. A questo punto l’ultimo raggio di sole balenò sul soffitto della caverna e poi si spense. Fuori il cielo era di un colore giallo intenso, ma il vento, sempre più fresco, salutava la notte in arrivo. Quando parlerai con tuo padre Simba? Chiese Rafiki con un tono di voce piu’ incalzante. Domani, rispose Simba, ora sento che devo andare da Nala. Rafiki fece un cenno di saluto al felino e andò a rifugiarsi nel cuore della sua caverna. Ci vedremo presto, sussurrò, sparendo nell’oscurità. A presto, sussurrò Simba, e quando uscì osservò la savana ancora un istante e si affrettò sulla la via di casa.|||
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