Intervista a Robert Dilts. La rana e il pipistrello: reattivi o proattivi?

Robert Dilts è uno dei maggiori esponenti della PNL a livello mondiale. Studente e collega di Richard Bandler e John Grinder (creatori della PNL), si è formato con Milton Erickson e Gregory Bateson. Il lavoro editoriale di Robert Dilts è vastissimo e comprende libri sul public speaking, sulla creatività, salute, apprendimento, leadership, strategie di pensiero e sulle convinzioni. È stato consulente di aziende internazionali quali la Apple, Telecom e Fiat. Nel 1982 ha fondato il Dynamic Learning Center, e nel 1991 la NLP University in California Ho incontrato Robert Dilts in occasione del suo ultimo evento formativo “Be Rich”, organizzato a Firenze da Dialogika. Una due giorni in cui ha ampliato e arricchito con suggestioni e metafore il suo ormai famoso modello dei livelli neuro logici. La nostra redazione al completo lo ha seguito con interesse. Robert, ho trovato molto interessante il tuo riferimento alla rana e al pipistrello, puoi spiegare anche ai nostri lettori questa metafora? La rana e il pipistrello sono due animali che simboleggiano l’aspetto reattivo e proattivo presente anche in ognuno di noi. Entrambi si nutrono di insetti che volano. La strategia della rana è quella di rimanere seduta, in attesa, e quando l’insetto si avvicina, è pronta per afferrarlo. Le rane possiedono una bassa rilevazione dei segnali deboli dell’ambiente. Ciò significa che solo nel caso in cui un insetto si trovi nei pressi della rana, questa lo riconoscerà come cibo. Ma c’è di più, da una ricerca condotta dalla John Hopkins University, alcuni ricercatori notarono che immergendo una rana in una pentola di acqua bollente (segnale forte), questa inevitabilmente saltava fuori per tentare di salvarsi. Se invece veniva messa in acqua fredda (segnale debole) e progressivamente riscaldata, inesorabilmente finiva bollita. Questo ci fa capire che le rane, e molti di noi, hanno bisogno di segnali forti prima di agire o di cambiare. E invece aspettiamo. Le rane sono reattive rispetto all’ambiente. I pipistrelli invece possiedono ali e orecchie grandi e risultano proattivi. Contrariamente alle rane, invece di aspettare, si muovono, esplorano l’ambiente e possiedono quella capacità di ascoltare e di emettere-inviare impulsi ad alta frequenza. Infatti, quando sono in volo gli ultrasuoni emessi colpiscono gli oggetti è poi ritornano al pipistrello. Diciamo quindi che il pipistrello è molto sensibile ai segnali deboli, ha la capacità di conoscere veramente il suo ambiente e non solo una piccola porzione. Sono due strategie di sopravvivenza completamente diverse che producono effetti altrettanto differenti. Infatti il ciclo di vita medio di una rana è di 2 anni, mentre quello di un pipistrello varia tra i 40 e i 50 anni. Risulta evidente che la strategia di sopravvivenza del pipistrello permette a questa creatura di avere una speranza di vita decisamente più lunga. Potremmo dire che i pipistrelli sono più “fortunati” delle rane, ma c’è da dire che lavorano sodo e in maniera più intelligente. Rapportandole alla metodologia del Coaching, quella della rana è una strategia basata sul breve periodo, quella del pipistrello sul lungo periodo. Qual è la convinzione potente della persona pipistrello (proattiva)? Penso che sia i leader o le persone di successo sono quelle che vanno verso la scoperta e gli ampi orizzonti. Quindi penso che la prima credenza potenziante sia quella di andare verso quello che chiamo “open space”, per percepirlo e per muoversi in esso, con la convinzione potente che lì, proprio in quello spazio, ci sia sempre qualcosa di più, qualcosa in più. Ma penso anche alla convinzione di essere capaci di dirigerci verso ciò che ci è sconosciuto provando una sensazione di sicurezza. Quando ero alla University of California studiai le caratteristiche della genialità. Ci sono tre qualità chiave che appartengono a scienziati e ad artisti geniali. La prima consiste nell’abilità di abbracciare lo sconosciuto, l’imprevedibile. Si parte sempre da una posizione di non conoscenza, un po’ come la mente del principiante che all’inizio “Non sa”. La seconda caratteristica è l’abilità di trascendere, superare e gestire il piano delle contraddizioni e dei paradossi, per non bloccarsi e rimanere incastrati. E la terza l’abilità è quella di sviluppare persistenza, assiduità, costanza. Quindi credo che l’uomo pipistrello abbia queste caratteristiche-qualità. Be Rich è il titolo del tuo seminario, che significato attribuisci al concetto di “Essere ricchi”? Chiaramente penso che si tratti di avere quell’equilibro che permetta di bilanciare gli aspetti che riteniamo davvero importanti nella nostra vista. La questione su quella che considero “ricchezza” ruota attorno al come ci limitiamo nel nostro potenziale, a quello che potremmo avere, e dall’altra parte a come non riusciamo ad incrementare la nostra ricchezza interiore, ma semplicemente ci concentriamo all’esterno. Esistono opportunità dappertutto e noi le selezioniamo attraverso i nostri filtri, che condizionano il nostro modello del mondo e la nostra percezione. Quando ci poniamo dei limiti, quei limiti sono condizionati da questa programmazione interna. Ripeto spesso alle persone di essere consapevoli di questa loro programmazione e di vedere in che modo ci limita o ci espande e di conseguenza di agire per modificarla, trasformarla o valorizzarla. Hai parlato anche di gratitudine e generosità rispetto all’avere successo. Quale è il nesso? Le persone veramente ricche, quelle che hanno il vero successo, provano un senso di gratitudine per quello che hanno. Si sentono fortunate e per questo, come conseguenza, provano gratitudine e in più sono anche generose; quando hai abbastanza puoi condividerlo. Le persone che invece devono accaparrare o trattenere qualcosa non sono ricche. Quando sentiamo la gratitudine di quello che riceviamo allora sentiamo il bisogno di “restituire”. Quali domande porsi per valutare lo stato interiore della ricchezza? Quali sono quelle aree della tua vita nelle quali ti senti grato, generoso? Quelle saranno le aree nelle quali già possiedi ricchezza. In quale area della tua vita provi gratitudine? Per che cosa provi gratitudine? E qual è la risorsa che ti fa provare questa gratitudine? Che cosa significa per te provare gratitudine? Cos’è che dai con generosità? In quali aree non ti sento ancora ricco? E cosa ti impedisce di esserlo? Un’ultima considerazione per i lettori di Coaching Time? Una delle affermazioni che Milton Erickson ci ripeteva spesso quando gli facevamo domande, perché pensavamo che lui fosse l’esperto, era che noi avevamo le risposte, perché solo noi possiamo essere gli esperti nel dare le nostre risposte. La Redazione di Coaching Time, da destra: Fabio Volpetti, Sabrina Conti, Giovanna Giuffredi, Robert Dilts, Matilde Cesaro, Irene Morrione, Roberto Pagliarini.
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