Mindfulness & Coaching
Come facilitare il processo riflessivo nei clienti di Coaching con l’aiuto della Mindfulness

Come aiutare i nostri clienti a ottenere il miglior risultato dalle sessioni di coaching? Cosa può fare un coach per: …stimolare la riflessione attraverso un processo creativo (ICF)?
Cosa è utile per stimolare la riflessione dei nostri clienti?
Le discipline orientali, da cui vengono gli strumenti di Mindfulness, indicano tre prospettive: Corpo, Voce (energia), Mente.
Lavorare con il corpo
Generalmente, si impara osservando le azioni degli altri e provando a fare lo stesso, quando si ritiene efficace. Quando ho fatto il master di coaching 10 anni fa, mi ha colpito come una delle nostre docenti, mentre teneva una sessione dimostrativa di coaching, assumesse una posizione del corpo ricettiva, accogliente, di attesa e di benvenuto verso il suo cliente. Inoltre, rimaneva praticamente immobile, non si muoveva. Mi ispiro sempre a quel tipo di atteggiamento quando tengo una sessione perché, secondo me, crea uno spazio “protetto” dove il coachee può abitare senza il timore di incontrare angoli od ostacoli. Mantenere il controllo del corpo, la nostra posizione, favorisce la creazione di questo spazio. Inoltre, i processi riflessivi avvengono quando ci si astiene dall’azione, si fa un passo indietro rispetto al “calore della battaglia” e si osservano in maniera più distaccata comportamenti, emozioni e processi mentali.
Nella meditazione, soprattutto negli stadi iniziali, la creazione di uno spazio protetto, dove non essere disturbati consente di eliminare o attenuare fortemente le interferenze esterne, di concentrare l’attenzione sull’oggetto della meditazione e di creare uno spazio interiore di osservazione.
Lavorare con l’energia (voce, emozioni)
Quella che i tibetani chiamano “voce”, e che noi identifichiamo con il movimento interno delle nostre emozioni e della nostra energia, non è così facile da gestire come invece il nostro corpo fisico. Si possono assumere determinate posizioni, rallentare i movimenti fisici, rimanere seduti in maniera tranquilla, ma le emozioni sono impalpabili, non si piegano ai nostri comandi o desideri. Il lavoro da fare con le emozioni è quello di riconoscerle, osservarle senza attaccamento, senza stringerle o respingerle. E’ un lavoro molto più sottile, delicato.
E’ quello che si fa con ciò che un cliente di coaching porta in sessione. Si osserva ciò che sta manifestando, senza giudizio, e glielo mostriamo con un feedback o una domanda in modo che anche lui possa scoprire, nello spazio protetto che abbiamo creato, il sapore dei suoi atteggiamenti, la geometria delle sue convinzioni ed emozioni, capendone l’utilità, o meno, e scegliendo quindi cosa farne.
Nella meditazione e negli esercizi di mindfulness si allena esattamente questo stato di presenza, senza una forma predefinita, senza giudizio e senza entrare in azione, cogliendo però in tutta la sua ricchezza e ampiezza la manifestazione di questa energia.
Lavorare con la mente
Delle tre dimensioni, la mente è sicuramente quella più complicata, la più difficile da gestire. Il motivo è che, sicuramente dall’inizio del nostro percorso scolastico, siamo sempre stati abituati a usare la nostra mente, o meglio i nostri pensieri, per rendere comprensibile la realtà in cui siamo immersi. Tutto quello che i nostri sensi percepiscono viene filtrato attraverso i nostri pensieri, soprattutto usando il metro del giudizio: giusto opposto a sbagliato. La mente del coach invece, per favorire la riflessione del cliente senza guidarla né distorcerla, deve essere lucida e pulita come la superficie di uno specchio, pronta a riflettere ciò che ha davanti così com’è, senza correzioni, perché non c’è niente da correggere se vogliamo che il nostro cliente scopra se stesso nella sua dimensione più autentica.
Il coach deve essere in grado di lasciare pensieri e considerazioni entrare e uscire dalla propria mente, come nuvole in cielo, senza che questi diventino una lente colorata, una leva, o qualsiasi altro elemento di distorsione. Il coach deve essere in grado di riconoscere il movimento dei propri pensieri da quelli del suo cliente, l’unico titolato a coreografare la danza del coaching in sessione.
Meditazione e mindfulness servono proprio ad allenare la presenza e la consapevolezza del coach, che in questa danza diventa partner del proprio cliente.
Fino al 25 ottobre Early Bird per un corso di Mindfulness e Coaching, online, con Gaetano Ruvolo, dove questi temi saranno svolti con un taglio fortemente esperienziale (posti limitati). 25-26 novembre, 2-3 dicembre, https://www.lifecoachitaly.it/corsi/corso-allena-la-presenza/
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