A-A: Adulti-Adolescenti cercasi

Dai neuroscienziati, la ricetta per sviluppare l’Intelligenza emotiva e sociale.
Perchè l’adolescenza è l’età dell’impeto e della turbolenza?
Sembra che ne sia responsabile la corteccia cerebrale frontale, che si sviluppa e raggiunge la sua maturità solo in età più avanzata.
È la parte del cervello che si è evoluta più di recente e che regola i comportamenti sensati e maturi, i progetti a lungo termine, la funzione esecutiva, il controllo degli impulsi e delle emozioni. E permette di orientarsi verso la scelte giuste, anche se più difficili da prendere.
Un interessante articolo (1) di Robert Sapolsky, uno scienziato statunitense, mette in evidenza come il ritardo dello sviluppo della corteccia frontale, e il sopravvento del sistema limbico, faccia percepire agli adolescenti le emozioni con maggiore intensità, li porti a correre più facilmente dei rischi e a mettersi in pericolo in misura maggiore che gli adulti.
Di contro, sono più creativi, aperti alle novità, entrano più facilmente in connessione con il resto del mondo, sono maestri dell’empatia, hanno il cuore in mano e un profondo senso della giustizia.
Gli adolescenti amano stare in gruppo, hanno una visione della vita più positiva e ottimista dei loro genitori.
Hanno in sintesi, quelle caratteristiche che rappresentano l’intelligenza emotiva o sociale, quelle dimensioni alla base dell’equilibrio e della felicità.
Ma che cosa accade quando la corteccia frontale diventa adulta?
Diventiamo certamente più efficaci, ma anche più distaccati, egoisti verso i problemi dell’umanità, attenti soprattutto al profitto e agli interessi personali, a rischio del cinismo.
Ci dimentichiamo di come eravamo per uniformarci a come sono tutti. E il conformismo, si sa, uccide le idee e l’innovazione.
I neuroscienziati ci vengono però in soccorso.
Hanno dimostrato il potere della plasticità del cervello, che opportunamente stimolato e allenato ricorda più facilmente. Con un po’ di buona volontà, possiamo recuperare le emozioni, i valori, gli ideali e la visione di una società migliore, che avevamo una volta.
Occorre quindi restare un po’ adolescenti, nonostante i filtri di una corteccia cerebrale adulta e castrante.
Chi vive la sindrome di Peter Pan esulterà, ma in effetti la ricetta sembra facile e anche divertente per mantenere viva la capacità di vedere le cose dal punto di vista degli altri, di collaborare, mantenere la mente aperta, sapendo anche controllare gli impulsi con empatia.
Insomma, per affrontare e gestire la complessità di un mondo sociale diventato troppo adulto e conflittuale.
(1) R. Sapolsky, L’adolescenza necessaria, Internazionale, n. 1069 del 19/25 settembre
I commenti sono chiusi.